Nel nostro panorama ordinamentale, il procedimento di sorveglianza, col tempo, è divenuto uno dei settori che ha maggiormente affaticato gli interpreti. In particolar modo, esso si è molto spesso presentato come terreno fertile per funambolismi normativi, altalene interpretative e soluzioni contraddittorie. D’altronde, sin dalla sua creazione come proiezione del finalismo rieducativo operata dalla legge di ordinamento penitenziario del 1975, si è palesata tutta la complessità nell’identificazione della natura più intima di questa singolare giurisdizione. Ed è proprio in risposta a questa estrema difficoltà che il legislatore del 1988 fece una scelta netta, accolta con gran favore dalla dottrina del tempo: l’inserimento del rito nel nuovo co...